Acqua in bocca, è la tipica esortazione a mantenere un segreto, a non lasciarsi sfuggire una parola di quanto si è detto in stretta confidenza.

Secondo il lessicografo Pirro Giacchi, il detto “acqua in bocca”, risale a un articolo del 1760 comparso sulla Gazzetta Veneta. Il testo raccontava che, durante la confessione una donna pregò il prete di aiutarla a trovare una soluzione perché “era portata a dire maldicenze e pettegolezzi sugli altri”, e non voleva più peccare. Il religioso le fornì una boccetta d’acqua di pozzo, e suggerì alla donna di versare alcune gocce in bocca ogni qual volta sentisse la necessità di parlar male degli altri. La donna fece come prescritto e ne trasse tanto giovamento da ritenere che quell’acqua avesse virtù miracolose.

Oggi il concetto di segreto ha subito molti cambiamenti e l’utilizzo del digitale, l’iper-connessione e l’iper-esposizione ha proprio cambiato lo stesso concetto, dove la privacy non è più una priorità e mantenere un segreto è fuori moda.

E voi, oggi, sareste disposti a versare alcune gocce in bocca pur di mantenere un segreto?

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