Nella serata di giovedì 9 maggio al Teatro civico Roberto De Silva in piazza Jannacci 1 a Rho(MI), è andata in scena “La storia di Netflix”, l’unico evento fuori dai perimetri di MIND in occasione della “Mind Innovation Week 2024” organizzato da Lendlease.

La serata è stata introdotta dal Sindaco di Rho, Andrea Orlandi, che ha sottolineato l’importanza dei legami che la città, attraverso una contaminazione reciproca, vuole rafforzare con MIND Milano Innovation District. Perché Rho,almeno per un 20% è anche MIND.

La parola è passata al Project Director-MIND per Lendlease, Stefano Minnini, che ha presentato MIND, il distretto urbano per la Milano del domani. Luogo che si propone come città del futuro con l’obiettivo di fare innovazione in modo sostenibile, collettivo e inclusivo. Un ecosistema basato su cinque iniziative di interesse pubblico: l’Università degli Studi di Milano, l’Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio, lo Human Technopole, il Politecnico di Milano e la Fondazione Triulza. Un nuovo modo di vivere che oggi coinvolge diecimila persone e che ne riguarderà almeno sessantamila nei prossimi anni.

Siamo entrati nel cuore dello spettacolo attraverso le parole di Andrea Dotti ideatore di Companies Talk, un progetto che parla di storie di business che hanno cambiato la nostra vita, il tutto portato in scena attraverso degli attori, diversi per ogni storia.

Sul palco l’attrice Giorgia Guerra, accompagnata dal sax di Claudio Giusti, racconta la storia di Netflix in un monologo di 45 minuti.

È il 1997 quando Marc Randolph, vero ideatore di Netflix, ha un’idea che la moglie benedirà con un bel: “Non funzionerà mai”. A supportarlo sarà Reed Hastings, attuale CEO del Colosso, che investirà in questa intuizione.

Un’idea che nasce da Blockbuster e quei 40 dollari di penale pagati per aver riconsegnato in ritardo un DVD. La stessa Blockbuster che, dopo aver rifiutato di acquistare Netflix, chiuderà definitivamente i battenti nel 2010.

Il resto sul Colosso è storia che oggi conosciamo.

Companies Talk a fine racconto ha aperto il dialogo con il pubblico in sala, occasione per far emergere una riflessione più ampia sui modelli di business, l’innovazione e le soft skills. Non sono mancati momenti di spunto sull’etica ma anche divertenti per le domande improvvisate da Andrea Dotti al pubblico intervenuto.

Quello che emerge dalla storia di Netflix è che la resilienza e la flessibilità hanno portato il Colosso dove oggi è.

Netflix non vende serie o film ma connette le persone a storie e luoghi dove non sono mai stati e avrebbero sempre voluto andare senza saperlo. Lo fa grazie all’algoritmo che registra e analizza le azioni degli spettatori sulla piattaforma. 

Netflix ha successo perché ha accettato una delle sfide più difficili del mondo: sedurci, incuriosirci, conquistarci.

Ma fino a quando riuscirà a stupirci ancora?

Reed Hastings, al contrario del suo algoritmo, sa che la formula non l’ha ancora trovata nessuno.