Grande maestro della figurazione italiana del Novecento, Aligi Sassu è protagonista in questi giorni a Villa Burba grazie alla mostra curata da Cristina Palmieri. L’inaugurazione è avvenuta sabato 19 ottobre 2024 e ha coinvolto, oltre al Sindaco Andrea Orlandi e all’assessora alla Cultura Valentina Giro, anche il gallerista Evaristo Bonelli e il figlio di Aligi, Vicente Sassu, che hanno messo a disposizione diverse tele.
Cristina Palmieri ha ringraziato l’Amministrazione comunale ma anche i dirigenti Emanuela Marcoccia e Francesco Reina, oltre alla responsabile dell’Ufficio Cultura Elisabetta Sperati, per aver favorito la risoluzione di alcune difficoltà di allestimento. Quindi ha illustrato la figura di Aligi Sassu, definendo l’artista “carismatico, volitivo, coraggioso”.
La curatrice ha ricostruito il percorso artistico di Sassu evidenziando le influenze subite da altri pittori ma anche la costante rivendicazione di una propria originalità rispetto alle tendenze di inizio Novecento e del periodo tra le due guerre mondiali: “Si è discostato dai pittori a lui contemporanei, esprimendo un amalgama di storia, cultura e vita, Pochi artisti hanno portato su tela una simile riflessione formale, stilistica ma anche sociale. Lui si è attenuto a una matrice espressionista, esprimendo una vigorosa ispirazione che porta a linee fluide, a un cromatismo acceso e a un evidente dinamismo pur in un equilibrio che connota tutta la produzione”.
Nato a Milano nel 1912, Sassu ha frequentato l’Accademia di Brera, ha conosciuto i futuristi e ha cercato una propria via puntando su colori accesi come viola, blu, rossi. Il ciclo degli uomini rossi comprende una grande varietà di temi: dioscuri, battaglie, temi sacri, ritratti, cavalli. Nel tele esposte si notano l’ispirazione a Eugène Delacroix, l’amore per gli Impressionisti, la ricerca di un cromatismo “che cerca stridore e non armonia”.
“Figlio di un socialista sardo, Sassu si oppose al gruppo Novecento, che esaltava il fascismo, e finì anche in carcere – ha evidenziato Palmieri – Dopo la morte della figlia si rifugiò nel Varesotto dedicandosi a ceramiche e ai murales, che ben conoscono sia Arcumeggia sia la ligure Albissola Marina. Il suo periodo più felice lo visse a Maiorca, dopo avere conosciuto Pablo Picasso nel 1956: lì affrontò un nuovo tema, le tauromachie di cui abbiamo un valido esempio. La mostra spazia dal 1929, con un paesaggio industriale, fino agli ultimi anni. Una antologia completa del suo percorso stilistico”.
L’esposizione, che vanta la collaborazione della Associazione culturale GPC Arte di Rho, della Galleria B&B ARTE di Canneto Sull’Oglio (MN) e della Fondazione Helenita e Aligi Sassu di Milano, rimarrà aperta fino al 10 novembre con i seguenti orari: martedì, mercoledì, venerdì dalle 15.30 alle 18.30; sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30.
Fonte Comune di Rho.
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