Gli sfratti nella nostra città sono in costante
aumento. Un dramma a cui contribuiscono l’aumento dei prezzi delle case e politiche abitative inadeguate a tutti i livelli di governo:
nazionale, regionale e comunale.

A Rho, la giunta Orlandi resta inerte,
limitandosi a distribuire qualche contributo economico alle famiglie in difficoltà, illudendosi così di poter arginare l’emergenza abitativa.

Quello che l’amministrazione comunale preferisce organizzare sono convegni nei quali trovano voce esclusivamente gli interessi della rendita fondiaria, abbracciando un modello di sviluppo che avvantaggerà
chi intende cogliere l’ennesima occasione di profitto favorito dall’arrivo di MIND e delle facoltà scientifiche dell’Università degli
Studi di Milano. Si alimentano speculazioni grazie a progetti come lo “studentato diffuso”, che renderà il mercato delle locazioni abitative ancora più inaccessibile. Nel frattempo, vengono destinate risorse
pubbliche a progetti di dubbia utilità, come il trasferimento e l’accorpamento degli uffici comunali nell’ex scuola Marconi: un’operazione finanziata con fondi pnrr ma cofinanziata dal Comune con 9
milioni di euro di soldi dei rhodensi. Con quella cifra si sarebbero potute trovare soluzioni concrete per rispondere all’emergenza casa.

Le fasce sociali più fragili vengono espulse dal territorio, incapaci di reggere il caro-affitti. Intanto l’ultima legge di bilancio del governo
Meloni fa ‘macelleria sociale’: taglia il fondo per la morosità incolpevole, aggravando ancora di più la situazione e contribuendo a
sbattere in mezzo alla strada famiglie povere.

La Regione Lombardia non finanzia più da decenni la costruzione di case popolari, mentre gli alloggi privati sfitti restano tali. Nel frattempo, Rho si trasforma in una città vetrina: torri di 30 metri nei pressi del teatro civico, appartamenti di lusso a 3.000 euro al metro quadro nell’area CMR/ex Rotoincisa.

Nella logica della città “glamour” l’amministrazione sceglie un abitare VIP, con progetti per oltre 1000 appartamenti, ignorando anche gli strumenti urbanistici che tramite incentivi possono ottenere dagli investitori privati volumetrie per edilizia pubblica.

L’amministrazione comunale stessa nella relazione di Piano del PGT ne parla diffusamente. È oramai legittimo chiedere conto di cosa si intenda fare giacché lo strumento è già stato utilizzato in passato.

Di fronte a tutto questo, non si può accettare di assistere passivamente allo smantellamento del diritto all’abitare. Servono misure concrete come la requisizione degli immobili sfitti, investimenti pubblici per nuove case popolari, un freno agli affitti speculativi. È ora di ribaltare le priorità: la casa è un diritto, non un lusso.

Comunicato firmato da: Gruppo Ambiente e Territorio – SOS Fornace – Partito della Rifondazione Comunista – Potere al Popolo.

Immagine in evidenza di repertorio.

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