La famosa citazione di Mike Bongiorno per una ancor più famosa pubblicità degli anni ottanta, io me la sono risentita nell’orecchio mentre col collo piegato e a testa in su guardavo la targa commemorativa posata dal Comune di Rho, per i cento anni dall’uccisione dell’onorevole Giacomo Matteotti, nella omonima via del centro cittadino. Io, come altri, che non avranno sentito magari lo stesso richiamo pubblicitario, abbiamo però ugualmente constatato che la targa, bella e prestigiosa, sia comunque in una posizione poco accessibile alla vista dei più, vuoi per l’età e la mancanza di qualche diottria oppure per il poco interesse a guardare e stare col naso all’insù (segnalo le Pietre d’Inciampo che sono per terra e non per aria), leggere su una lastra di vetro parole scritte di un colore particolare non rende la scorrevolezza di lettura e tantomeno la rende fruibile ai più.

Questa non è una critica, come potrebbe sembrare a prima vista, ma una semplice constatazione.

Come tutti ben sappiamo il Comune di Rho è sempre attento a queste ricorrenze, ricordando che Rho ha sempre valorizzato le donne e gli uomini della resistenza e dell’antifascismo, basti pensare che è stata tolta la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, la via Matteotti è importante proprio perché nel 1945 vi sfilarono i  partigiani che la liberarono.

Ma perché non scegliere un altro metodo di posa e una altra posizione è un mistero. Poteva essere posizionata su un leggio a inizio via, ben più vicino a quello di Agostino Casati(vedi immagine), sarebbe stato un bel accostamento di antifascismo. Oppure sopra un cippo, come è fatto quello di Palazzo Torre Crivelli(vedi immagine), poco distante, magari scritto in italiano e in inglese, tanto per uscire da quei monotoni provincialismi a cui molti accostano la città di Rho.