In Normandia il paesaggio campestre è un’opera d’arte come neppure Walt Disney avrebbe potuto disegnarlo meglio. Spesse file di alberi a divisione dei campi. Frutteti di mele da cui ricavare il buon Calvados, mandrie di mucche grasse e lustre da gran produttrici di latte, burro e camembert… Campagna fiabesca ed uguale a sé stessa per decine di chilometri. Paesi agricoli ed anonimi, ben tenuti, con l’antica chiesa in stile normanno dal campanile imponente.

Improvvisamente i nomi dei paesi e città sui cartelli stradali diventano familiari, famosi: Saint Lo, Arromanches, Carentan, Caen, Saint Mere l’Eglise, Honfleur, Cherbourg…La Storia s’impossessa  della geografia, della strada del viaggiatore diretto al mare, alle sue spiagge famose. I cartelli indicano la direzione per i teatri di una battaglia che ha cambiato il mondo: verso sinistra Omaha Beach, Utah Beach. A destra verso le spiagge Gold, Juno, Sword.

A pochi chilometri dal mare, dal Canale della Manica, il traffico diventa denso, inestricabile. Le strade strette non favoriscono l’arrivo improvviso di migliaia di veicoli insoliti, carri armati Sherman compresi. Auto moderne si mescolano fino ad essere in minoranza, a verdi jeep, camion militari, soldati americani dall’elmo rotondo e fucile Garand… Si è immersi nelle pagine della rivista Life, la più famosa dell’epoca in cui gli USA erano assolutamente dalla parte del Bene. L’emozione è travolgente anche per chi è abituato a tutto.  

La celebrazione dell’80esimo anniversario del D-Day, ovvero lo sbarco in Normandia, l’operazione Overlord del 6 giugno 1944, è cominciata. Lentamente, sparpagliata, autonoma nel radunarsi dei gruppi di appassionati della Storia, vestiti in perfetta uniforme d’epoca, si terrà dal 3 all’8 giugno 2024.

La vasta spiaggia di Omaha, nome in codice per il tratto tra Saint Honorine ed i successivi 30 chilometri di costa appare improvvisa dopo un lungo tratto tra i boschi. L’alta marea concede una cinquantina di metri di sabbia bagnata dall’acqua all’alta fila di dune erbose. Pontoni da sbarco si allenano ad arrivare da chissà dove per poi aprirsi all’improvviso. Decine di figuranti in uniforme da battaglia, fucile ed urla scendono d’impeto. Corrono fino alla le dune, al riparo dal fuoco degli enormi bunker distanti non più di 100 metri dalle dune stesse. Nessuna immaginazione può ricostruire i momenti di esplosioni, di urla, di spari. Nessuna fantasia può capire come tutta l’aria, 80 anni fa, in questi pochi chilometri fosse occupata dal rumore d’inferno di una guerra moderna, combattuta allo spasimo. Con l’aiuto di un buon film, si, forse.

Oggi, nonostante l’impegno degli ottimi figuranti, il massimo del rumore è lo stridio dei gabbiani disturbati nelle loro usuali faccende. Camion si rincorrono sulla spiaggia mentre la marea si ritira. Con un po’ di sforzo ci si immagina il terrore, la strage che costò la vita di 10.000 soldati alleati costretti a percorrere nelle ondate successive di sbarco, 300 metri fino alle dune. Corpi di feriti, pezzi di corpo, caduti più o meno dilaniati, nella mente cominciano a comporsi sulla sabbia corrugata.

Nessuno dei viaggiatori parla. Solo grida di figuranti che provano la loro parte, sfogano la loro passione, limita il silenzio. Un elmo rovesciato, lasciato da qualcuno sopra una pozzanghera, ricorda la locandina di un film lontano. Il giorno percorso lungo tutta la spiaggia è davvero il giorno più lungo di questo D-Day ricostruito e sentito con passione.

Il giorno 6, giovedì, al centro di Omaha Beach, una tribuna bianca, velata da tensostrutture ancora più bianche, ospiterà una pletora di presidenti ed anche un re. Ogni cinque anni, come ci spiega un figurante italiano di Reggio Emilia, si tiene una commemorazione speciale alla presenza delle più alte autorità. Marce, parate, ricostruzioni belliche, figuranti e mezzi d’epoca sono profusi senza limiti. Le bandiere allineate e maestose nella loro solennità quest’anno mancano di una, molto importante. Altre che rappresentavano Stati che 80 anni fa stavano dalla parte criminale, sventolano accanto a quelle meritatamente gloriose, simbolo di Libertà. Misteri della Storia. La folla impedisce di seguire attentamente la manifestazione. Poi, improvviso, Macron dice cose: gli altri gli faranno da eco successivamente, uno ad uno, Zelensky subito dopo Biden.

La gente se ne frega: vuole godersi la solennità delle parate e delle musiche. C’è forse più gente sulla spiaggia di di quanta ce ne fosse 80 anni prima. La gendarmeria sospinge cortesemente più persone possibili verso l’interno, verso il lontano groviglio di trincee e bunker che i tedeschi avevano allestito per impedire l’invasione. La suggestione tra i camminamenti ed i bunker è ugualmente molto forte. I francesi hanno molto sviluppato il senso del teatro: ogni tanto, da una torretta, da uno spiazzo appaiono, improvvisi, soldati della Wermacht. Sono perfetti nella loro uniforme grigia, soprattutto gli ufficiali. Sono armati di mitra MP 40. Ti guardano freddi, quasi sogghignanti. Sono figuranti scelti per certe caratteristiche etniche e conoscenza della lingua tedesca. L’impressione nonostante la consapevolezza si tratti di una sceneggiata, da spasmi e colpi al cuore. Suppongo che un ebreo, alla loro vista non riesca più a dormire per un mese.  

Il giorno è lungo. Alle 22.30 la luce dal cielo ancora lascia distinguere bene cose e persone. Si parla con sconosciuti, per oggi “fratelli in armi”. Considerazioni circa la guerra e le guerre. “Salvate il soldato Ryan”, significa per TUTTI, salvare sé stessi. Certamente non avventurarsi in un altro conflitto ormai promesso da molti.