Ogni funerale è una perdita: di una vita umana, della sua storia, del vuoto tra i familiari.

Quando poi muore un partigiano si perde anche un pezzo di Storia, di impegno per la preziosa Libertà, di testimone di un’epoca epica. Si perde un testimone per gli allievi delle scuole, per gli adulti che non distinguono tra Bene e Male.

Questa è la riflessione continua che il funerale tenutosi a Barbaiana di Lainate, presso la chiesa parrocchiale, del partigiano Vladimiro Zeminian, di anni 98, suscita.

La chiesa è piena di parenti e di aderenti all’Associazione nazionale Partigiani. Molto dispiacere per la perdita dell’uomo, ma (non è retorica) nessuna lacrima: lo spirito di chi a suo tempo mise a rischio la propria vita per dare la Libertà a tutti. Concetto di cui tutti (e talvolta troppi) oggi godono.

Non sarà superfluo a questo punto illustrare brevemente la vita di Vladimiro Zeminian.

Abbiamo detto “la vita”. Sarebbe stato più indicato dire “l’epopea”.

Zeminian, residente a Rho con tutta la famiglia, lavorava all’Alfa Romeo, allora stabilita a Milano, zona Portello/piazza Accursio. Aveva 15 anni, era l’anno 1941

La famiglia era antifascista da sempre, l’Alfa Romeo era un incubatore di idee sovversive. La guerra mondiale dimostrava più con i fatti che con le teorie, come il fascismo fosse solo una tragica sceneggiata. Nel 1944 Zeminian fu chiamato alle armi per servire sotto la Repubblica di Salò, fascista, ribelle al legittimo governo italiano ed alleata alla Germania nazista. Renitente alla leva, viene rastrellato con altri giovani, inviato a Somma Lombardo, inquadrati nel Genio Guastatori. Un pacifico incontro con i partigiani locali è l’occasione per chiarirsi le idee ed il da farsi. Alla caserma dove erano dislocati erano in 150: metà se ne andò con i partigiani, metà rimase. Ufficiali disarmati. Zeminian ricorda che nevicava tantissimo. Che ci fu inseguimento e sparatoria. Nessuno rimase ucciso. Seguì tutta la complicata vicenda dell’inverno del ’44 e poi la primavera di Liberazione. Tornato finalmente a Rho, riabbracciò la famiglia. A maggio partecipò alla sfilata in piazza del Duomo. Fu per un po’ di tempo nella Polizia Partigiana. A normalizzazione tornò a lavorare all’Alfa Romeo, per poi aprire una propria officina meccanica.

Il lascito del partigiano Zeminian è nella memoria che resterà nella mente degli studenti delle scuole di Rho, dove negli anni passati ha raccontato la sua vita ed i suoi ideali. I valori di onestà ed impegno per la difesa della Libertà e della Democrazia per cui ha lottato e che ha sempre raccontato, si possono riassumere in una frase con cui anni fa Vladimiro Zeminian concludeva un’intervista: “Partigiano una volta, partigiano per sempre”.

Ora il corpo è custodito nel cimitero di Barbaiana. Lo spirito si spera sia custodito dentro di noi.