Si è tenuto nella serata di lunedì 27 maggio 2024 presso l’auditorium Maggiolini di via de Amicis a Rho(MI), l’ultimo incontro di CONFINI e PASSAGGI, dal titolo “Lungo le strade dei migranti”, nell’ambito del progetto “Dialoghi di inclusione 2024”. Tale progetto ha la nobile intenzione di favorire l’inclusione, il dialogo, l’armoniosa convivenza delle diverse culture immigrate da anni nel territorio dello Stato italiano con l’attuale maggioranza etnica e culturale italiana. L’incontro è stato coordinato dalla dottoressa Angela Grassi

Notevole nelle sue tesi l’intervento della giornalista Anna Pozzi, redattrice del mensile “Mondo e Missione”, nonché autrice di libri circa i temi dell’immigrazione. 

La competente giornalista ha illustrato l’ormai nota visione del dramma dell’immigrazione da Africa ed Asia verso l’Europa ed in particolare, naturalmente, l’Italia. E’ stato fatto notare come i giornali si quando trattano di immigrazione si soffermino soprattutto  sui casi negativi di cronaca nera e scontro culturale, quasi ignorando l’apporto economico che gli immigrati apportano al nostro Paese. Ha ricordato come le parole possano essere offensive, quindi ha invitato alla cautela nell’uso di certi termini. Alcuni persino suscettibili di incitare all’odio, sia pur inconsapevolmente. Ad esempio considerare che il termine “immigrato” è parola stigmatizzante, anche se non la si usa con intenzione negativa. Si è accennato alle numerose iniziative Caritas per aiutare e soccorrere chi arriva in Italia ricercando una vita migliore nella nostra Terra Promessa. Anna pozzi ha concluso come in Italia sia molto arretrata la cultura dell’accoglienza, dei suoi diritti e dell’integrazione. 

Il momento centrale ed emotivo della serata è proseguito con la testimonianza di due coppie aderenti al progetto d’accoglienza temporanea di minori non accompagnati.

Considerando il numero enorme di minori stranieri non accompagnati in arrivo ogni giorno sul territorio nazionale, la legge stabilisce  la nomina di un tutore accompagnante il soggetto fino all’età adulta (e con una proroga per ragioni di studio, di altri 3 anni e non eccedente il 21° anno d’età). La coppia accogliente agisce con poteri di responsabilità genitoriale e quindi con rappresentanza legale. L’accoglienza è aiutata da equipe di specialisti in problemi minorili, così da aumentare le probabilità di sostenere positivamente il loro processo d’integrazione in Italia, divenendone cittadini moderni, attivi e, si spera, pienamente italiani. 

Le coppie hanno illustrato con sincero sentimento umano il percorso dell’accoglienza, non nascondendo le enormi difficoltà e frustrazioni che questo comporta. Ogni esperienza è diversa, è stata una delle testimonianze. Una cosa a se. Tutte vissute con la stessa intensità. Questi ragazzi hanno una diffidenza continua, soprattutto iniziale, in quanto, provenienti da una cultura molto diversa, non concepiscono l’aiuto cristiano, od anche semplicemente umano: fatto perché “va fatto”. Molto spesso, è stata la conclusione dei racconti delle due coppie, meglio non aspettarsi gratitudine e riconoscenza. In generale i ragazzi vogliono solo e soltanto l’autonomia economica per sostenere economicamente le famiglie rimaste nei Paesi d’origine. Ma, aprire le porte di casa per dare una possibilità a questi ragazzi è difficile ma ne vale la pena, Il consiglio che le coppie si sono sentite di dare è di buttarsi a farlo, sostenuti da Caritas od altre organizzazioni, perché semplicemente è giusto farlo.  L’affido, ha aggiunto la signora Grassi, si può richiedere anche da single.

In seguito è stata raccontato dal 23enne Dignè Piquè, originario del Camerun, il suo viaggio intrapreso dall’età di 14 anni dal suo Paese d’origine all’Italia, e poi rocambolescamente dalla Calabria a Lampugnano. L’interessante e istruttiva serata si è conclusa con la raccomandazione di ascoltare le esperienze per imparare a creare una comunità più inclusiva.